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17 febbraio 2011

Il momento magico



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Poi arriva il momento magico. Il suo fu contrassegnato da quello che la gente chiamava "il tocco di Napilut", quello che trasformava un fiore bello in un fiore vivo. Quello che rendeva un fiore vivo un fiore fantastico. Chi dipinge sa che a quadro finito, c'è sempre un ultimo tocco. Su un ritratto, ad esempio, c'è solo una cosa che si può fare. 
Guardare gli occhi. 
Intingere la punta del pennello sul bianco. 
Ritornare sugli occhi.
Tic.
Tic.
Fatto. Lì, al centro delle pupille, nel cuore dello sgurdo, il tocco di luce. Il soggetto diventa persona, la persona diventa anima. Così deve aver fatto Dio, all'origine della creazione. Il soffio di vita ha lasciato un segno: è la luce del sole riflessa negli occhi. (...) Si iniziò a parlare dell'effetto Napilut: i colleghi invidiosi lo accusavano di stregonerie, i clienti innamorati lo pagavano sempre di più. Era il tocco finale che creava l'effetto. Era la vernice protettiva. Quando la preparava faceva macerare le perle dei mari del sud, tritandole finemente, polvere invisibile, si sarebbe detto fosse stesa da una fata.
Eccolo, il tocco magico. Eccolo, l'effetto Napilut. 


da L'uomo dei tulipani



09 febbraio 2011

E' il mondo, troppo veloce.


Ci mette così tanto tempo, il tempo, a rispondere. Che gli uomini potrebbero superarlo in velocità. Il fatto è che certi uomini sono lenti, lentissimi. E che, dunque, per loro tutto è troppo veloce.
La lentezza diviene il parametro della normalità e come reazione tutto quello che è attorno si velocizza.
Il sole sorge troppo in fretta, la carrozza aspetta impaziente, il debito è già scaduto, la messa è già iniziata, il cibo si è già raffreddato, non sei tu che sei lento, la lezione all’università sta solo aspettando te, la farfalla nata questa mattina è già morta questa sera, la moglie ha già alzato la gonna e aperto le gambe, non sei tu che sei lento, il lavoro non è ancora finito, gli amici ti stanno aspettando all’appuntamento e sei ancora a casa, il fiore è già sbocciato, il petalo caduto, vorresti entrare nel suo corpo che già senti il suo gemito, troppo presto, ci vorrebbe più calma, magari finge per guadagnare tempo, non sei tu che sei lento, è che è già tramonto e notte in men che non si dica, e lei che ti guarda e dice ancora niente? ci vuole tempo, è tardi ormai, buio pesto, che non si è mai preparati, che uno dovrebbe viaggiare con le candele in tasca, e tapparsi le orecchie fin da bambino, da quando ti dicono muoviti, sbrigati, avanti, presto, fallo, cresci, veloce, bisognerebbe chiudere il cervello, proibire queste parole, perché non sei tu che sei lento. È il mondo, troppo veloce.

03 febbraio 2011

Nuvole.

- Il vento si fa gioco della logica. Lo vedi sempre all'opera, potente come la vendetta o dolce come la vita trasporta la primavera o cancella le foglie secche. Ma nemmeno voi potreste disegnarlo.
- Nemmeno io potrei dipingerlo...
- La catalogazione dei fiori è un fatto incontestabile, la natura sceglie degli schemi che ripete all'infinito, ma che riconduce a delle forme base. Questo ovviamente vale per tutti i fiori, gli animali, le piante, i vegetali, persino le conchiglie. Ah, dovreste vederlo il Grande Libro delle Perle del Mare andate alla Deriva, cioè Conchiglie. Una meraviglia. Ma il mio campo d'azione è immenso. Sfiora l'infinito. Sono stanco, ormai.
- Quando avete iniziato, dottor Claudius?
- Sette anni fa. E ogni giorno tolgo, aggiungo, sottolineo, raggruppo, rivedo.
- Come si intitola la vostra opera?
- Si intitola Il Libro del Cielo di Giorno, ovvero il Catalogo Ragionato delle Nuvole.
- Bello.
- La vede quella lì, da sola? Si chiama Goccia Solitaria. E il gruppo lì accanto? Gregge Salato. Tutte le conosco, tutte una ad una. Però...
- Però?
- Però ogni giorno qualcuna nasce e qualcuna non torna più.
- Muore?
- No, le nuvole non muoiono mai.